Il fenomeno del momento –
Affitti brevi e overtourism: il dilemma della botte piena e della moglie ubriaca.
Venezia vara un regolamento per gli affitti brevi.
Aggiornamento del 25/10/2024
Regolamento per le locazioni turistiche: presentato il provvedimento per affitti brevi superiori alle 120 giornate all’anno.
La Giunta comunale ha adottato il “Regolamento per lo svolgimento di attività di locazione esclusivamente per finalità turistiche per un periodo superiore a 120 giorni anche non consecutivi ad anno solare”.
.Il Regolamento presentato prevede che l’esercizio superiore a 120 giorni di affittanza turistica sia riservato solo alle attività che si iscriveranno all’apposito registro depositando una SCIA entro 120 giorni dalla data di approvazione della delibera della variante urbanistica in Consiglio Comunale. Alla stessa dovrà essere allegato un atto d’obbligo a rispettare le prescrizioni dettate dal Regolamento e da eventuali provvedimenti attuativi sottoscritto dal proprietario dell’immobile o da altro soggetto con titolo idoneo a disporre e, se diverso dai primi, dal soggetto incaricato della gestione. Al termine dei 120 giorni, non sarà più possibile iscriversi al Registro fino al 31 dicembre 2026, termine di efficacia del provvedimento in quanto avente carattere sperimentale fino a quella data.
Articolo di :
GIANBATTISTA SCIVOLETTO –
Bed and Breakfast.it Partner di ANBBA
Le politiche di promozione turistica stanno affrontando un evidente paradosso. Da un lato, sindaci e amministratori sono impegnati in una continua gara per accaparrarsi eventi di portata internazionale: un’ultim’ora ci racconta che Roma ha sfidato Parigi per aggiudicarsi la seconda stagione di una produzione Netflix, Venezia accoglie centinaia di migliaia di visitatori con la Biennale. Nel frattempo, puntiamo al Giubileo, rincorriamo le Olimpiadi, e continuiamo a cercare grandi eventi che facciano girare l’economia. Il successo degli assessori al turismo viene misurato dall’affluenza a festival, sagre e manifestazioni, con i commercianti che premono per aumentare il flusso di visitatori. Anche gli aeroporti entrano nella competizione, cercando di battere i record annuali di passeggeri.
Dall’altro lato, però, crescono le preoccupazioni legate al turismo di massa e all’overtourism, che pongono domande sempre più pressanti su come conciliare la promozione turistica con la sostenibilità ambientale e il benessere delle comunità locali. E chi viene indicato come responsabile? Gli “affitti brevi”. Facile, no?
Il fenomeno della gentrificazione, dell’overtourism e dell’espansione degli affitti brevi nei centri storici è complesso. Non si può ridurre la questione a una semplice causa-effetto, poiché gli affitti turistici a breve termine non sono né la radice del problema né una sua conseguenza univoca, ma piuttosto agiscono, al limite, come un acceleratore di processi sociali ed economici già in corso. Per capirci, aumentano gli affitti brevi perché aumentano i turisti, non viceversa. Airbnb, ma anche Booking ormai, che ha quasi il 90% del mercato (smettiamola di colpevolizzare sempre e solo il primo), sono solo stati più bravi e più veloci a rispondere ad un’esigenza nuova che avrebbe trovato in ogni caso uno sfogo.
La crescita degli affitti brevi è la conseguenza dell’aumento dei viaggiatori, alimentata dalla globalizzazione, dalla maggiore accessibilità dei viaggi e dall’esplosione dei voli low cost. In questo contesto, gli affitti brevi sono una risposta logica alla crescente domanda di alloggi, anche più economici, specialmente in un Paese come l’Italia, che continua a essere una calamita per il turismo tanto interno che internazionale.
Per inciso, parliamo di un’attività, l’affitto breve o l’extralberghiero in generale, che dà lavoro e reddito a 500.000 famiglie. Tante risultano le attività in regola iscritte al nuovo database per l’erogazione del Codice Identificativo Nazionale, il che smentisce anche la falsa narrazione dell’abusivismo dilagante. È il settore più oppresso dalla burocrazia e più controllato dal punto di vista fiscale, dato che tutte le transazioni che avvengono sulle piattaforme, che sono la quasi totalità, vengono in buona parte tassate alla fonte e fornite annualmente all’Agenzia delle Entrate, grazie alla direttiva DAC7. Se tutte le attività fossero controllate come l’extralberghiero non ci sarebbe praticamente più evasione, quella sì dilagante, in Italia.
Gli albergatori, dal canto loro, percepiscono gli affitti brevi come una minaccia e chiedono restrizioni drastiche. Ma cosa accadrebbe se improvvisamente sparisse la metà dei posti letto offerti da queste soluzioni? Una simile riduzione non farebbe altro che gonfiare ulteriormente i prezzi degli alloggi tradizionali, rendendo le città ancora più esclusive e inaccessibili. New York ha già tentato un esperimento del genere, senza ottenere alcuno dei benefici sperati.
Come facciamo, allora, per mitigare il problema dell’overtourism, che c’è ed è un fenomeno sicuramente da risolvere? Chiudiamo le città? Riduciamo il numero di grandi eventi e smettiamo di promuovere le destinazioni già sovraffollate? Lasciamo “Emily in Paris” a Parigi, spostiamo il Giubileo ad Avignone, trasferiamo la Biennale di Venezia a Catanzaro? Potrebbe funzionare, no? Oppure, vogliamo limitare le rotte dei voli low cost? Se l’obiettivo è ridurre i turisti, blocchiamoli direttamente alla fonte.
Si potrebbe anche cercare una via più ragionevole, come promuovere un turismo distribuito durante tutto l’anno, evitando i picchi stagionali. Più facile a dirsi che a farsi, tuttavia. La Germania, però, ha saputo incentivare il turismo invernale, valorizzando le attrazioni fuori stagione come i mercatini di Natale ed è riuscita a scaglionare le ferie scolastiche per evitare sovraffollamenti tipo “ferie d’agosto”. Forse il Ministero del Turismo potrebbe occuparsi di ampliare la narrazione turistica del Paese, promuovendo nuove destinazioni. L’Italia ha un patrimonio culturale vastissimo e diffuso: perché si concentra tutto o quasi su Roma, Venezia e Firenze? Queste città sovraffollate, poi, se veramente non vogliono più turismo di quanto ne possono sostenere, potrebbero ridurre gli eventi e organizzarli pensando più ai residenti che ai turisti, recuperando così un senso di comunità e di autenticità. I commercianti guadagnerebbero di meno, ma tutto non si può avere. Si potrebbero migliorare sempre di più, anche a beneficio dei lavoratori pendolari, i trasporti pubblici che portano al centro delle grandi città, valorizzando le abitazioni delle periferie che potrebbero essere anche scelte per i costi più accessibili dai viaggiatori.
Infine, un elemento cruciale riguarda la protezione dei proprietari di immobili. Se si offrissero maggiori garanzie contro gli inquilini morosi e se le procedure di sfratto fossero semplificate, molti potrebbero essere incentivati a offrire alloggi a lungo termine. Questo allevierebbe la pressione sugli affitti brevi, contribuendo a mantenere vivi i centri storici.
Con un tocco di ironia, potremmo immaginare un cartello all’ingresso delle nostre città con la scritta: “Chiuso per eccesso di bellezza”. Ma la verità è che serve una strategia coordinata, che bilanci la promozione turistica con la qualità della vita dei residenti e la conservazione dell’autenticità dei luoghi. Solo così potremo evitare che le nostre città diventino vittime del loro stesso successo.
Per favore, lasciamo in pace gli affitti brevi, e ancor di più i B&B, che sono un’altra cosa. Non sono il problema, e c’entrano veramente poco con l’overtourism.
Il 16 Agosto 2024
Pubblica questo articolo :
“Turismo, per il ponte di Ferragosto in Toscana oltre un milione e seicentomila pernottamenti “
Prenotato oltre il 90 per cento della disponibilità ricettiva offerta sull’on line
Le imprese turistiche della Toscana si preparano a un ponte di Ferragosto con un mercato stabile o in leggerissimo aumento rispetto allo scorso anno, ma con una minor propensione di spesa della domanda turistica. Il volume delle prenotazioni per il periodo 14-18 agosto (4 notti) fa emergere un tasso di occupazione delle strutture presenti sui portali online del 90%. È quanto emerge dall’indagine del Centro Studi Turistici per Assoturismo-Confesercenti Toscana sulla saturazione dell’Offerta Ricettiva Regionale Disponibile Online per i giorni centrali di agosto.
“Ferragosto da tutto esaurito in Toscana – commenta Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana – in particolar modo c’è stata una ripresa repentina delle località balneari, con punte sul centro, nel sud della Toscana e l’isola d’Elba, che sfiorano il tutto esaurito in tutte le località”.
Omissis
Non si parla di overturism , anzi …
Overtourism, affitti brevi e città al collasso: perché non è tutta colpa dei “maledetti” B&B
Titolo da www.affaritaliani.it
Titoli come questi ci deprimono e lasciano un amaro in bocca, poiché si continua a usare terminologie inadeguate parlando di B&B invece che di locazioni turistiche. Queste strutture, vale a dire le locazioni turistiche commercializzate per una buona parte da piattaforme online come Airbnb, vengono ingiustamente etichettate in modo offensivo usando impropriamente il nome di B&B , e quindi da parte dell’opinione pubblica viene così brutalmente travisato il termine B&B che invece rappresenta uno dei pilastri dell’ospitalità familiare. Da anni i B&B hanno sostenuto molte famiglie aiutandole a superare crisi, tra cui l’ultima , quella della pandemia. Sono state proprio queste strutture a resistere alla crisi del COVID e ad assicurare, anche in quei brutti momenti, un minimo di ospitalità anche per coloro che andavano in soccorso alle persone colpite dal virus .
Non ci piacciono i titoli sensazionalistici che inducono i lettori a farsi idee sbagliate. Spesso, nel contesto dell’articolo pubblicato dal sito affaritaliani,.it , il fenomeno viene chiarito con dettagli interessanti, molti dei quali condivisi dalla nostra associazione ma purtroppo restano indelebili i titoli ad effetto. Nel citato articolo riportiamo per esteso un passo che con una terminologia ben precisa , riassume la situazione attuale in cui alcune frange di irresponsabili cercano di distruggere uno dei pilastri della nostra economia, il TURISMO, ci riferiamo al termine “gentrificazione “ per il quale oggi viene largamente usato da parecchi amministratori locali fra i quali primeggia la nuova Sindaca di Firenze Sara Funaro che è alle prese con la salvaguardia del – centro storico di Firenze , area UNESCO , nella quale vorrebbe riportare la residenzialità dopo che nella stessa area da anni non esistono più i presupposti di una vivibilità moderna per coloro che avessero intenzione di viverci e crearsi una famiglia.
Da wikipedia riportiamo la definizione di questa GENTRIFICAZIONE (in inglese gentrification, letteralmente, borghesizzazione)] è un concetto sociologico che indica il progressivo cambiamento socioculturale di un’area urbana da proletaria a borghese a seguito dell’acquisto di immobili, e loro conseguente rivalutazione sul mercato, da parte di soggetti abbienti[3]. Sinteticamente, può essere definita come processo di imborghesimento di aree urbane un tempo appannaggio della classe operaia, la quale è progressivamente rimpiazzata non potendo più economicamente sostenere i nuovi standard qualitativi del luogo di residenza. Il processo di gentrificazione è in genere il risultato di una crescente attrazione verso un’area da parte di persone con redditi più elevati che si riversano dalle città, paesi o quartieri vicini. Ulteriori passi sono maggiori investimenti in una comunità e nelle relative infrastrutture da parte di imprese di sviluppo immobiliare, governo locale o attivisti della comunità e il conseguente sviluppo economico, maggiore attrazione per le imprese e tassi di criminalità inferiori. Oltre a questi potenziali benefici, la gentrificazione può portare alla migrazione e allo sfollamento della popolazione. Tuttavia, alcuni vedono la paura dello sfollamento, che domina il dibattito sulla gentrificazione, come un ostacolo alla discussione su approcci autentici progressisti per distribuire i benefici delle strategie di riqualificazione urbana.
Appare ormai inconfutabile che dietro tutto questo c’è una manovra politica ben precisa che si accompagna alle le scritte sui muri a Firenze “ Tourist go home “ e ultimamente anche con centinaia di adesivi “ Yankee go home “
. È ora di mettere fine a tutto questo e di ragionare e trovare soluzioni che soddisfino ogni esigenza ma che salvaguardino il diritto di proprietà in ogni sua forma sancito dal nostro CODICE CIVILE e da leggi del nostro stato democratico e dai diritti costituzionali altrimenti rischiamo di compromettere seriamente la nostra economia e, soprattutto, la convivenza democratica in cui ancora crediamo.
Overturism (o meglio, Overturismo, come suggerito dall’Accademia della Crusca)
Non uccidiamo il turismo !!!
Ricordiamo i tempi passati, quando andare in Piazza della Signoria a Firenze significava vedere lunghe file di turisti che, già dal Ponte Vecchio, attraversavano il loggiato in attesa di visitare la Galleria degli Uffizi
. Allo stesso modo, lungo via Ricasoli, i visitatori pazientemente attendevano di ammirare l’originale del David di Michelangelo nella Galleria dell’Accademia
Gli articoli sui giornali e i servizi televisivi celebravano il turismo come linfa vitale per la nostra economia, con record di presenze e visitatori. Poi è arrivato il COVID, e le nostre città, un tempo vibranti, si sono trasformate in deserti abissali, ferendo profondamente il settore turistico.
In risposta, è partita una campagna di promozione massiccia: stand costosissimi alla BIT di Milano, campagne regionali, spot pubblicitari per incentivare il turismo in luoghi come Le Marche, l’Abruzzo, la Sicilia, la Sardegna e così via. Tuttavia, attenzione: quando finalmente le città hanno ripreso vita grazie ai turisti – ossigeno per la nostra economia e un importante contributo alla crescita del PIL – ecco comparire il termine “overturism“, una nuova “malattia” che, secondo alcuni, minaccia le nostre città d’arte.
Le lamentele non tardano ad arrivare: residenti esasperati raccontano di notti insonni a causa del rumore generato dalla movida. Ma chi sta orchestrando questa campagna denigratoria? Chi alimenta le narrazioni mediatiche contro il troppo turismo? Personalmente, ricordo l’estate del 2019, tra fine luglio e inizio agosto, quando Piazza della Signoria era gremita di turisti, forse più numerosi di quelli attuali. Parlando con negozianti, ristoratori e baristi, il commento più ricorrente era: “Finalmente si lavora, meno male che ci sono i turisti!”.
Dobbiamo riflettere su tutto questo e chiederci: a chi giovano davvero queste campagne contro il turismo, un fenomeno globale inarrestabile che favorisce la conoscenza, l’arte e la storia dei popoli, grazie anche alla diminuzione dei costi dei trasporti, in particolare dei voli low cost e non solo .
Ora, con la stagione turistica che volge al termine, arrivano i primi risultati: un calo delle presenze un po’ ovunque. Sarà stato il caldo, che da mesi ha soffocato l’Italia, o l’aumento dei prezzi, ma non potrebbe essere che anche queste campagne mediatiche contro il turismo abbiano contribuito alla diminuzione delle presenze?
Certamente, i flussi turistici, specialmente nelle città d’arte, possono creare problemi. Come quando si mangia troppo, si rischia un’indigestione; dunque, in alcuni periodi dell’anno, potrebbe essere necessario gestire meglio il flusso turistico. Tuttavia, non dobbiamo uccidere il turismo. Non possiamo continuare a ripetere che le locazioni turistiche rendono impossibile trovare appartamenti per i residenti. Le nostre città d’arte, soprattutto i centri storici, da anni subiscono un processo di de-localizzazione. Il tessuto urbano e la tipicità degli edifici non offrono più quella qualità di vita che i giovani desiderano oggi. Chi ha potuto, ha abbandonato da tempo i centri storici, soprattutto a Firenze.
Intervistare giovani coppie che cercano casa nel centro storico significa parlare con persone pronte a fare sacrifici, consapevoli della mancanza di servizi e disposte a condurre una vita quasi monastica. Vivere in viuzze buie e in case fatiscenti, con scale strette e poco pratiche, non è più attrattivo. È chiaro che un proprietario che investe nella ristrutturazione di un immobile voglia trarne il massimo profitto, e quindi preferisca affittare a turisti piuttosto che a residenti, per garantirsi un reddito maggiore.
Questa è la vera situazione. Ci ha fatto sorridere una recente dichiarazione di Federalberghi, che propone l’abolizione di Airbnb. Speriamo che sia solo il frutto di questa torrida estate, che sembra aver fatto perdere la “bussola” a qualcuno. E non si tratta solo di Federalberghi: anche l’Assessore di Roma Capitale, Alessandro Onorato, ha rilasciato interviste ai principali giornali romani, proponendo, sulla scia del biglietto d’ingresso per la Via dell’Amore alle Cinque Terre, un ticket per visitare Fontana di Trevi. Senza dimenticare le sue affermazioni sul CIN (Codice Identificativo Nazionale), uno strumento indispensabile contro l’abusivismo che ha evidenziato, da parte sua una scarsa conoscenza del provvedimento . Il CIN è finalmente partito in tutte le Regioni dall’1 settembre e ci sono 60 giorni per ottenerlo , ciò è avvenuto dopo anni di stallo , per volontà del Ministero del Turismo , non debellerà completamente la piaga dell’abusivismo ma sarà strumento efficace per la formazione di una banca dati delle strutture per un maggiore controllo e monitoraggio di esse.
Cesare Gherardi – Direttore ANBBA
È quasi paradossale che proprio da Firenze, la città che cerca di trovare soluzioni per contrastare il fenomeno dell’overturism (overturismo ) , possano emergere suggerimenti per affrontare una questione che colpisce non solo le grandi città d’arte italiane, ma anche molte altre destinazioni nel mondo. Se consideriamo questo fenomeno come una malattia, è chiaro che deve essere curato, ma quali possono essere le cure adatte? Sicuramente, la repressione drastica non è la soluzione. E così, proprio dal cuore di Firenze, e più precisamente dall’Accademia della Crusca, potrebbe arrivare un’idea interessante che potrebbe cambiare il futuro del turismo.
Tutto parte dall’analisi del neologismo “overturismo”, che può essere approfondita direttamente sul sito dell’Accademia della Crusca, consultabile qui: [Accademia della Crusca – Overturismo]
Le parole dell’Accademia evidenziano come l’Italia, al pari di altre mete internazionali come Barcellona, sia vittima di un fenomeno che, nonostante gli avvertimenti delle istituzioni, continua a crescere. Ma ecco la parola magica: undertourism, termine anglofono che in italiano diventa underturismo, con il prefisso “under” in contrapposizione a “over”.
Potrebbe essere questo il turismo del futuro? Noi di ANBBA crediamo di sì, e lo sosteniamo da tempo in tutti i contesti in cui siamo chiamati a esprimerci. Promuoviamo un turismo orientato verso la scoperta di mete meno conosciute ma di altrettanto valore, di cui l’Italia è ricca: un museo a cielo aperto di incomparabile bellezza.
È proprio in questi luoghi che molti dei nostri soci hanno aperto strutture ricettive, non senza difficoltà, e dove, oltre a offrire ospitalità, illustrano agli ospiti itinerari e luoghi da scoprire per un turismo ecosostenibile. Un altro neologismo, ecoturismo, compare nei dizionari già dal 1992 (sempre secondo l’Accademia della Crusca). Pensate che, all’epoca, di associazioni di B&B non si parlava ancora, ma noi già nel 1999 proponevamo queste idee.
Oggi più che mai, continuiamo a portare avanti i nostri progetti nella speranza che molti ci seguano. Il progetto ANBBA GREEN rappresenta la via che indichiamo per un nuovo tipo di ospitalità, in grado di offrire il massimo comfort in ogni angolo, anche il più remoto, del nostro Paese. VISITALIA (Visita l’Italia con ANBBA) continuerà a proporre numerosi itinerari, regione per regione, per scoprire non solo architettura, archeologia e paesaggi, ma anche le eccellenze gastronomiche locali, con un occhio di riguardo per il turismo lento, lungo le grandi vie e i cammini che attraversano l’Italia da nord a sud, e da est a ovest.
Johnny Malerba – Presidente ANBBA